“E Dio disse: sia fatta la luce, e la luce fu fatta.”
Come ci rammenta il libro della Genesi, il primo atto compiuto da Dio subito dopo la creazione del cielo e della terra fu di illuminare quanto realizzato. Per secoli, la prerogativa di potersi in qualche modo ammantare di divino creando luce, appartenne ai grandi pittori: Rembrandt, Monet, Caravaggio…
Un privilegio, quello di farsi “creatori di luce” che a partire dal secolo scorso passò agli autori della settima arte, i registi, ed ai loro garzoni di bottega, i direttori della fotografia.
Molti dei grandi registi che hanno girato le loro opere a Trieste non hanno mai dimenticato la grana della luce naturale che si posa sulla città, vivida nelle giornate terse, sferzante in quelle di bora, dorata al tramonto. Una luce versatile con una particolarità eccezionale, come noterà Gabriele Salvatores, che qui ha girato ben quattro film: muta non solo da una stagione all’altra, ma anche da un’ora all’altra, spalancando per gli autori infinite possibilità creative.


La particolarità della luce di Trieste è che cambia a seconda della stagione, ma anche all’interno della stessa giornata.

C’è chi ne ha colto i toni più lividi, come Giuseppe Tornatore che in “La sconosciuta” fa muovere la protagonista Xenia Rappoport spesso sotto un cielo ingombro di nubi, senza mai rinunciare, però, a un certo vibrante bagliore azzurrino che pare venire direttamente dall’acqua.
O che, in “La migliore offerta”, esplora le sfumature del grigio perché Trieste possa diventare Vienna, l’ambientazione originale del film. Non a caso, anche Tornatore aveva sottolineato la poliedricità della luce triestina: “Con tutti i giochi di luce e i posti diversi che ho ammirato qui, posso fare altri venti film”, aveva detto il regista nel 2005, proprio durante le riprese de “La sconosciuta”.
E c’è chi, come un altro Premio Oscar, Gabriele Salvatores, ha intuito di questa luce le potenzialità fantastiche, quell’intensità calda e aurea perfetta sia per avvolgere le imprese del supereroe adolescente de “Il ragazzo invisibile”, sia per dare il via al viaggio iniziatico e sentimentale attraverso Istria e Dalmazia di “Tutto il mio folle amore”. “La particolarità della luce di Trieste è che cambia a seconda della stagione, ma anche all’interno della stessa giornata. E c’è una grande differenza tra una giornata di bora ed una di libeccio. È la luce, insieme alla sua architettura, a rendere Trieste così occidentale ma balcanica, nordica ma mediterranea, elegante e decadente. Tanto che io ci ho ambientato non solo Trieste stessa, ma anche Montecarlo, la Russia, Amsterdam, Amburgo. E ci si potrebbe ambientare benissimo anche Parigi o Londra”.


Come ogni città di mare, Trieste è baciata dalla luce perché c’è un’apertura: la luce arriva diretta, in alcuni punti l’orizzonte si confonde con il cielo.

Oppure, un luogo immaginario come Ghenf, la città sul mare nella quale agisce Diabolik nel fumetto delle sorelle Giussani come nei tre adattamenti cinematografici firmati dai Manetti Bros: il primo è uscito nel dicembre scorso al cinema. “A Trieste abbiamo girato la nostra Ghenf. E la luce di Ghenf è meravigliosa!”, dicono Marco e Antonio Manetti. “Partiamo dal presupposto che, secondo noi, la luce è più o meno uguale dappertutto: sono il cinema da una parte, e le caratteristiche del luogo dall’altra, a renderla speciale; la collocazione geografica, l’urbanistica, l’architettura. Detto questo, sicuramente a Trieste, di cui siamo innamorati, la luce è particolare, grazie alla dimensione delle strade, che sono comparabili a quelle di una grande città, forse tra le più larghe d’Italia, e al colore dei palazzi, per la maggior parte chiari. Per le recenti riprese di Diabolik 2 e 3 abbiamo sfruttato soprattutto i tramonti, con la cosiddetta “luce a cavallo”. Come ogni città di mare, Trieste è baciata dalla luce perché c’è un’apertura: la luce arriva diretta, in alcuni punti l’orizzonte si confonde con il cielo. Anche dove il mare non si vede, la luce ne rivela la presenza. Senza cadere nella retorica, Trieste ha comunque anche il vantaggio che il sole tramonti nel mare: Diabolik 2, per esempio, si aprirà con una scena dal Santuario di Monte Grisa al crepuscolo, in quel momento magico appena dopo che il sole è tramontato, e le prime luci della città si accendono. Ma al tramonto abbiamo girato anche sulla Strada per Lazzaretto e al Faro della Vittoria. Va detto che anche le illuminazioni stradali, a Trieste, sono molto belle e curate, rendono bene quando si gira di notte”.