
Si dice che in amore e in guerra tutto è lecito, che non ci sono regole. Eppure, in una società fluida e con poche certezze, qualcuna resta. Ad esempio la cena al ristorante con fini, per così dire, romantici. Non servono che pochi ingredienti per far colpo anche sul meno sentimentale dei partner: la scelta accurata del ristorante, un buon vino, attenzione ai particolari e, naturalmente Trieste, una città fatta apposta per sublimare il tête-à-tête.
Considerando gli ingredienti di base, cominciamo con il botto e andando sul sicuro. Posto incantevole, piazza dell’Unità d’Italia con i suoi riflessi incantati al tramonto e il suo mood dolce e austero al tempo stesso. Vini strepitosi e cibo stellato, nel vero senso della parola perché qui, dietro ai fornelli, ci sono le due stelle Michelin Matteo Metullio e Davide De Pra. È l’Harry’s Piccolo, ristorante del Grand Hotel Duchi d’Aosta, certo non un posticino per tutte le tasche ma davvero meritevole per un romantico rendez-vous. In questo scrigno di raffinatezza nel cuore di Trieste gli chef stellati propongono piatti che interpretano questo territorio stretto tra mare e Carso ma non dimenticano di evocare il lontano Est.
Il bello di Trieste è anche la molteplicità delle sue anime. Bellissima quella elegante e austera, ma altrettanto seducente quella popolare.
Se considerate il ristorante stellato troppo impegnativo, si può puntare sull’indubbio fascino di un tavolo a pochi metri dal mare, lasciando che le parole d’amore siano apostrofate dallo sciabordio delle onde come al Cardamomo Food Drink Chill di Duino Aurisina, pochi coperti e pochi piatti. Una cornice di tal rara bellezza ha un piccolo prezzo da pagare, la lontananza dal parcheggio: alle signore si consigliano comode ballerine, tanto basta la location per sentirsi sexy. È un ristorante stagionale: il suggerimento non vale nei mesi freddi.
È aperto tutto l’anno ma rende molto di più nelle giornate di sole luminoso che solo la costiera triestina sa regalare il ristorante la Dama Bianca di Duino, con annesso beach club per anticipare la cena romantica con una giornata di relax. Sarà un’esperienza notevole cenare in un piccolo borgo in riva al mare, basterà un freschissimo pesce al forno, un calice di profumato vino bianco e lo strudel della Bianca.
Restando sulla costa vi proponiamo altre tre terrazze sul mare: la Tenda Rossa, cena vista castello di Miramare che più romantico di così non si può, il Faro, ristorante di mare all’ombra di un imponente simbolo di Trieste e il Pier, giovane ristorante proprio sul mare con un servizio cordiale e piatti gustosi e poco ricercati.
Il bello di Trieste è anche la molteplicità delle sue anime. Bellissima quella elegante e austera, ma altrettanto seducente quella popolare. Ecco perché a Trieste si può essere romantici anche in un’osteria, anzi in una Osmiza, a patto che sia a strapiombo sul mare e accompagni salame e uova sode a un verace Terrano. Niente di più afrodisiaco.
Tuttavia, non sempre la geografia dell’amore risponde a toponimi turistici. A Trieste, ufficialmente, non esiste una via dell’Amore o ponti dove incatenare la felicità di coppia. Eppure, quel sentimento ha ambizioni –come pure una sufficiente dose di egocentrismo. I social raccontano di una città che frequenta le piattaforme di incontri, e dei suoi giovani che si innamorano come conseguenza di una scintilla la cui genesi è digitale. Attenzione, però, a confonderne le caratteristiche: l’amore non è mai virtuale, neanche in quei casi. Alla fine, vittime del sudore e della pubertà adolescenziale, mano nella mano, su quel molo Audace, o su qualche collina al tramonto, ci siamo finiti tutti. L’orizzonte romantico come una distesa di speranze lontane, dove per calmare gli spiriti c’è solo bisogno di crescere, o di una raffica di Bora.
Nel tempo e nello spazio, l’amore triestino subisce alcune mutazioni. Ci sono diversità tra le superficialità urbane –non sempre– e le profondità dell’altipiano alle sue spalle – non esclusivamente geologiche. Vengono definite carsiche le nozze che tradizionalmente si celebrano nel comune di Monrupino e che mettono in scena, in onore di due giovani sposi di lingua slovena, una vera e propria festa di paese. Ma l’amore è anche quello che i soldati angloamericani portano via da Trieste, subito dopo la fine della seconda guerra mondiale. Saranno numerose le “mule” a seguire quelle divise, tra gli States ed il Regno Unito. C’è poi l’amore degli emigranti, che si accompagna all’ossessione di chi ha deciso- pur amandola, di non vivere più in riva all’Adriatico. Per loro, Trieste sarà l’unico termine di paragone possibile. Ma una storia d’amore, per poterla coltivare, da qualche parte deve pur nascere. Per innamorarsi basta un luccichio sul mare, un chiaro di Luna o un incrocio di sguardi. Qui è più facile che altrove.