
Il vento è invisibile. Eppure è incredibile pensare a quante cose possiamo associare a questo fenomeno così affascinante. Figuratevi a Trieste, la città del vento per eccellenza. La Bora è un vento da ascoltare, per le canzoni in dialetto che la riguardano, come El tram de Opcina con il suo ritornello molto popolare tra i triestini E come la bora che vien e che va i disi che’l mondo se ga ribaltà oppure Comare che Bora” per chi non la apprezza poi così tanto… Comare, che bora, comare, che inferno, che vadi ‘n malora la bora e l’inverno! Ma la Bora è essa stessa musica perché è capace di creare suoni diversi a seconda dei diversi luoghi della città. È come se i refoli facessero suonare uno strumento musicale differente in ogni punto di Trieste.
Vi proponiamo una lista che non può che essere incompleta. Ognuno saprà trovare il suo particolare suono eolico in forma di sibilo, fischio, ululato, fruscìo, gironzolando nella città in una giornata di Bora. Magari in un barattolo che rotola sul selciato.
Vi proponiamo una lista di ‘suoni eolici’ in forma di sibilo, fischio, ululato, fruscìo, gironzolando nella città in una giornata di Bora.

Molo Audace
Quando la Bora soffia forte, qui sentite solo il rumore del mare che schiaffeggia il molo. Fabio e Luca Mina, l’uno musicista, l’altro videomaker, qualche anno fa vennero a girare a Trieste una parte del documentario “Second wind” (lo trovate facilmente su Youtube). Usarono dei microfoni così sensibili da farmi sentire praticamente le singole goccioline d’acqua mosse dal vento. L’emozione delle piccole cose. Anzi, microscopiche!
Piazza Unità d’Italia
È uno di quei luoghi nei quali la Bora sovrasta ogni suono.
Un po’ come Peter Handke scrisse a proposito del vento del Carso: “Un unico sibilo gelido là sull’altopiano, che ti priva d’ogni profumo e non ti fa più vedere né sentire.” Patriottici cling cling, al cubo, sui maestosi pennoni portabandiera della Piazza.
Stazione Marittima
Quando soffia il vento di est-nord-est qui va in scena il concerto delle drizze contro gli alberi delle barche a vela attraccate nel porticciolo, che creano un inconfondibile tintinnio udibile anche da lontano. Ma camminando sul moletto, in preda ai refoli, si scoprono altri misteriosi suoni e cigolii.

Città Vecchia
In quest’area della città ormai quasi tutta rinnovata, c’è ancora qualche vecchia finestra che sbatte. Ma anche i serramenti più recenti, quando non sono tenuti fermi dai loro ometti, si producono in interessanti proposte di musica contemporanea.
Largo Pestalozzi
Ogni triestino sa che questo è un posto speciale per vivere la Bora. Non a caso sull’angolo con Via Molino a Vento è stata sistemata una barriera in ferro per proteggere i passanti dai colpi di vento troppo forti. Le serrande dei negozi diventano strumenti a percussione e creano un originale effetto batucada.
“La Bora si sente”
Ogni triestino ha in mente un particolare suono di vento.
Io per esempio ricordo ancora l’ascensore di un ufficio dove ho lavorato nel ventoso rione di San Giacomo. Non sono mai entrato in una galleria del vento della Formula 1, ma credo che il rumore di quell’impianto ci somigliasse parecchio.
A proposito di suoni, su Soundcloud e su Spotify è possibile ascoltare “La Bora si sente”, ovvero i podcast realizzati dal Museo della Bora e dalla Prandicom per la festa Boramata, dove la Bora racconta la città. Una serie di quattro passeggiate
che approfondiscono la spiegazione meteo del fenomeno, nonché il rapporto tra la Bora e la città e quello con il mare. Senza dimenticare gli approfondimenti su un appuntamento classico come la Barcolana e un evento irripetibile come la fuga del pontone Ursus nel 2012. Buon ascolto.
Ascolta il podcast qui