
Ognuno ha il suo modo di vivere la bora: più giocoso, più spensierato, più spregiudicato o più prudente. E non è detto che all’alzarsi dell’età anagrafica corrisponda un aumento della prudenza. A proposito di bora, Mauro Covacich ci dà qualche suggerimento nel suo Trieste Sottosopra. Per lo scrittore triestino, che dedica un capitolo alla bora nel rione di San Luigi, si può scendere a rotta di collo con le ali aperte giù per la via de Marchesetti.
Oppure “Si può stare fermi, resistere contro vento, senza spostare i piedi. Inutile dirvi che il divertimento è assicurato: i più leggeri di voi rischieranno non proprio di volare, ma di perdere contatto con la terra bè, questo sì.”
Aggiungo che a Trieste avete l’imbarazzo della scelta quanto a discese!
Solitamente nelle vie che scorrono tra le case più antiche trovate anche dei provvidenziali corrimano… Un altro scrittore triestino, Stelio Mattioni, mai ricordato abbastanza, elaborò una serie di consigli per affrontare la bora, compreso il seguente: “Se il rèfolo attacca di fronte, afferrarsi a qualcosa e piegarsi pure indietro perché, non appena quello molla di colpo, ci si trova inclinati in avanti come quando a cavallo si è saltato un ostacolo, ma sempre in sella!”
Dopo avere camminato controvento nella bora, senti di poter fare tutto.
Quando il vento ti spinge alle spalle ti senti come un calciatorino del Subbuteo: pensi di essere tu il padrone del gioco, ma in realtà c’è una grande mano che ti porta dove vuole lei. Perché restare passivi davanti a questo fenomeno naturale? Suvvia, affrontiamolo a testa alta! O almeno, proviamoci. A testa bassa!
Ci sono punti ideali in città per farlo. Piazza Unità lato Palazzo della Regione (ex Lloyd Triestino). C’è da fare attenzione però, meglio essere a metà della piazza che verso il mare… Proprio lì, prima di tuffarsi nel bacino di San Giusto, la bora ha ribaltato mezzi piuttosto pesanti, come un tram, un tir turco, furgoni, oltre a motocarrozzette, moto e scooter in quantità.
Più indicato per una prova è l’angolo tra via San Nicolò e via Dante per raggiungere piazza della Repubblica. Lì si può provare una speciale ebbrezza nel dominare il vento, in una sorta di palestra en plein air, dopo aver reso omaggio alla statua di Umberto Saba. Siamo o non siamo una città letteraria?
Dopo avere camminato controvento nella bora, senti di poter fare tutto.
La bora ti carica. Hai le energie per affrontare una stressante giornata di lavoro, per vincere qualche resistenza interiore o per prendere una decisione importante. O almeno, io la penso così.
Tutto questo vale se non c’è ghiaccio, altrimenti le cose si complicano. Ed è pattinaggio! Ma state tranquilli, i giorni di bora e ghiaccio non sono così frequenti, anche se sono possibilissimi (chiedetelo alla prima persona triestina che vi capita a tiro).
Ormai, in questo pianeta sempre più caldo è più facile trovare il ghiaccio in uno spritz!