Chi riesce a immaginare un formaggio che racchiude in sé qualcosa come 1.600 varietà botaniche, tutte diverse l’una dall’altra? Se qualcuno ce la fa, ha scoperto i formaggi del Carso.
Una storia lunga, di una terra dove il latte di mucca, ma anche di pecore e capre, non è mai mancato e dove da venti anni, chiusa l’esperienza della Latteria Sociale, alcune famiglie stanno rinverdendo, con tenacia e passione, tradizioni casearie storiche, come quella del Tabor, un vaccino semiduro prodotto da latte crudo, formaggio simbolo prende il nome dalla località di Monrupino, Repentabor in sloveno. 


Una storia lunga, di una terra dove il latte di mucca, ma anche di pecore e capre, non è mai mancato.

Come simbolo e bandiera del Carso è il formaggio di Dario Zidarič [1], che dice di aver “pensato al Carso puro” – mentre cercava la perfezione. “Mi sono calato nel suo profondo e il suo ventre ha creato la magia dello Jamar”, letteralmente “colui che scende in grotta”. Ed è in grotta (esiste luogo migliore per rappresentare il Carso?) che stagiona il suo Jamar: splendide forme sistemate in reti a maglia larga, appese a pali di legno,  sottosuolo a  70 metri di profondità, 90% di umidità e temperatura sempre esternamente a 12 gradi. Il risultato è un formaggio a pasta granulosa unico, capace di racchiudere il profumo dei pascoli e la mineralità della terra, con stagionature che vanno dai 9 ai 18 mesi. Anche la produzione del latte rende Zidarič unico: la mungitura è automatizzata ma sono le mucche a decidere in autonomia quando svuotare le mammelle, quasi azzerando lo stress, per un latte ancora più buono. Non bastasse lo Jamar, Zidarič produce anche un incredibile yogurt, oltre a caciotte, ricotta, l’immancabile Tabor ed il Mlet al pepe, un’incredibile fusione che nasce dalla frantumazione di tre stagionature diverse di Tabor.


Simbolo e bandiera del Carso è il formaggio di Dario Zidarič, che dice di aver “pensato al Carso puro” – mentre cercava la perfezione.

A Ceroglie, ai piedi del Monte Ermada, la famiglia Antonič [2] è fra i protagonisti del recupero della pecora carsolina, una specie in via d’estinzione, rara e preziosa, che però produce poco latte. Per il formaggio gli Antonič utilizzano soprattutto la pecora sarda: nascono così caciotte primo sale bianche o con erbe del Carso, una strepitosa ricotta e un pecorino a latte crudo (stagionatura 30, 60 o 90 giorni). Antonič è un universo da scoprire, un’azienda agricola a tutto tondo che ha fatto del recupero della tradizione una questione d’orgoglio, includendo la didattica per i più piccoli, partecipazioni alla transumanza e altri eventi. Da non perdere.
Come da non perdere sono i formaggi di Gruden – Žbogar, a Samatorza. Entrando lo capirete all’istante: davanti a voi lo spaccio aziendale è un trionfo di formaggi vaccini e caprini (consigliamo la ricotta di capra, davvero speciale, e lo stracchino) che include anche fantastiche mozzarelle e yogurt, sia di mucca che di capra. Tralasciando conserve, marmellate, sughi, salumi… che sono un capitolo a parte. Proprio di fianco allo spaccio, la finestra che da sulla stalla permette di apprezzare lo splendido stato di salute degli animali che danno vita a tanta bontà. Nove volte su dieci ci sarà qualche bambino appiccicato sognante al vetro. Un’altra splendida realtà didattica.

Illustrazioni di Alessia Marzin