
Sicuramente più democratica, perfetta da bere in compagnia ma pure in solitaria, la birra è una bevanda rinfrescante e dissetante che, a Trieste, è protagonista grazie alle influenze germaniche e austriache del passato.
Ai tempi dell’Impero Austro-Ungarico la bionda color oro era molto diffusa, pure sulle insegne “luccicanti” delle birrerie tedesche dal nome Al Pero d’oro, Al Cervo d’oro, All’Aquila d’oro, Al Cavallo d’oro…
Ma la storia della birra a Trieste non è fatta solo di importazione; c’erano delle vere e proprie fabbriche come la celebre Dreher che continuò a lavorare fino al 1976, sopravvivendo ai due conflitti mondiali, dopo la nascita avvenuta nel 1865 grazie alla lungimiranza di un uomo d’affari di Praga, Carl Voelckner che propose al barone Pasquale Revoltella l’idea che diede il là alla nascita di questa storica birreria. Trieste era perfetta per “l’acqua di Aurisina”. Il sogno passò di mano in mano attirando grandi nomi come Elio de Morpurgo, presidente del Lloyd Austriaco che a sua volta coinvolse i Rotschild di Parigi fino alla nascita della grande fabbrica di 35.000 mq ai piedi del colle del Farneto, alla fine di viale XX Settembre, allora viale Acquedotto. La fabbrica comprendeva pure la prima birreria che, sebbene funzionasse bene, fu venduta assieme a tutto il complesso al commerciante viennese Antonio Dreher. Nei primi del Novecento, in piazza della Borsa, nacque una nuova birreria: il palazzo Dreher, ristorante vetrina per le birre di qualità prodotte, ora conosciuto come Borsa Nuova e da poco restaurato.
Tuttavia la Dreher non fu la prima fabbrica di birra di Trieste: nel 1766, nel borgo Teresiano, nacque il birrificio Theresianer; si racconta che fu proprio Maria Teresa d’Asburgo a volerla.
La tradizione birraia ha origine lontane: fin dal 1700 a Trieste scorrevano fiumi di birra, importata e prodotta localmente.

Una tradizione così forte prosegue ancor oggi grazie alla presenza di molti microbirrifici. A Muggia troviamo il birrificio Campagnolo i cui nomi delle birre evocano decisamente la triestinità e il suo vento caratteristico: Bora ciara (Weizen), Borin (Pils), Neverin (Ale doppio malto che stordisce proprio come l’omonimo evento atmosferico), Bora scura (una speciale rossa) e molte altre…
Sul Carso il birrificio Cittavecchia è una birreria artigianale che utilizza le acque del Timavo. La sua birra “Àila”, una golden ale, riprende il tipico modo di dire locale che significa “eccola”, “guardala”; infine c’è Zanna Beer con le sue tre birre Polaris (Pils classica), Savinja (English bitter Ale) e Triple ZZZ, una birra in stile belga, non filtrata e non pastorizzata.
Non mancano i brew pub, i locali dove viene servita la birra prodotta in loco, come la pizzeria Tazebao, un microbirrificio da 400 hl di birra l’anno, il piccolo birrificio Cavana tra le viuzze di Città Vecchia con le sue birre a rotazione e il birrificio Val Rosandra nato nella sede dell’agriturismo dove si allevano i salmoni che vengono serviti abbinati da un buon bicchiere di birra fresca, chiara e rossa.
Infine, la birra è la prima donna pure a tavola. Da Hops Beerstrò, ristorante fusion, propongono piatti dai sapori lontani, ma che si abbinano perfettamente a ottime birre artigianali provenienti da tutto il mondo, con un’attenzione ai prodotti di fresca produzione italiani; alla Taverna ai Mastri d’Arme si respira il Medioevo degustando panini e piatti a base di birra e il pane fatto con le trebbie, ovvero gli avanzi della fabbricazione della birra; al Mastro Birraio, pub di Daniele Stepancich ci si affida al “Mastro” che, oltre a proporre golosi hamburger, bruschette e un originale Birramisù, è un vero intenditore di birre, dalle classiche lager tedesche, alle belga, alle speziate nonché le particolari “birre acide” e una selezione di whisky single malt scozzesi, un’evoluzione più alcolica di una bevanda alla cui base c’è sempre il malto d’orzo!